COSA E' LA PSICOTERAPIA
e COSA PUO' FARE
La Psicoterapia
offre cure alla Persona.
La Terapia Medica
cura e guarisce, invece, le malattie nel corpo.
La Psicoterapia
non è una terapia medica per la cura delle malattie organiche.
La Psicoterapia viene applicata, efficacemente
e in autonomia (autonomia significa indipendentemente dalla terapia
medica), in molte condizioni di
disagio, disturbo
e sofferenza della Persona, qualunque sia la fonte della sua
sofferenza.
Quando i disturbi e la
sofferenza della Persona sono
causati da malattia, la Psicoterapia svolge un ruolo di
supporto alla terapia medica.
La Psicoterapia
non è una pratica medica e viene
esercitata da professionisti con formazione umanistica e intellettuale, non-medici (i laureati in
psicologia), dopo che essi hanno conseguito la formazione specifica
dopo la laurea.
Anche i laureati in medicina possono accedere
agli stessi corsi di formazione in psicoterapia dopo la laurea, per potere esercitare
dopo da psicoterapeuti. Per cui vi sono Psicoterapeuti con laurea in
Psicologia e Psicoterapeuti con laurea in Medicina.
La Psicoterapia -
qualunque sia la laurea dello psicoterapeuta
- non va però
confusa con una pratica medica di "cura di malattie".
La Psicoterapia è
una attività intellettuale di "cura della persona" ed è un metodo distinto da psicologia o
medicina
(non medico e nemmeno psicologico).
La
presenza dei sintomi delle categorie psicologiche/esistenziali/emotive
ed umorali, infatti, non indica di per sè la corrispondenza con una
malattia organica. Ed è per questa non corrispondenza con una vera e
propria malattia, infatti, che le persone che soffrono di
sintomi di quelle categorie - cioè ansia, stati depressivi, attacchi
di panico, ossessioni, fobie, ecc - possono essere prese in cura anche da
professionisti non laureati in medicina.
Se quei sintomi, infatti, fossero sempre
segnali di una qualche malattia, questo non potrebbe essere possibile e sarebbe una
violazione di legge se professionisti non-medici si prestassero come
specialisti di terapia di malattie (questo compete esclusivamente ai
medici).
DISTINZIONE FRA I
PROFESSIONISTI
La Psicoterapia può essere applicata dai
laureati in Psicologia e poi specializzati in
"Psicoterapia" -
(vedi art. 3 della Legge 56/89) -
Anche i laureati in Medicina possono scegliere di specializzarsi in
Psicoterapia.
§- Gli
Psicoterapeuti laureati in Psicologia non
sono Medici
§- Gli
Psicoterapeuti laureati in Medicina
sono Medici, e praticando la Psicoterapia potrebbero
anche praticare da Medici.
§- Gli Psicologi
-cioè i laureati in Psicologia non specializzati in Psicoterapia-
non sono psicoterapeuti e non possono assumere in cura nessuna persona
con i metodi della Psicoterapia.
§-
I
Medici -cioè i laureati in Medicina non specializzati
in Psicoterapia- non sono psicoterapeuti.
§-
Gli
Psichiatri -cioè i laureati in Medicina specializzati
in Psichiatria- non sono psicoterapeuti, ma -in Italia-
sono lo stesso "autorizzati" ad esercitare la psicoterapia anche quando
non posseggono nessuna formazione e specializzazione in Psicoterapia. In
Italia sono moltissimi gli psichiatri che si prestano come
psicoterapeuti, perchè la legge glielo consente, ma non hanno nessuna
formazione in psicoterapia, se non hanno anche acquisito una
specifica specializzazione in Psicoterapia, oltre la specializzazione in
Psichiatria.
Approfondimento sul tema della Psicoterapia
PSICOTERAPIA
che cosa è; che cosa non è; chiarezza e precisione sugli specialisti
C'è un equivoco sulla Psicoterapia,
diffusa come se fosse una pratica medica e sanitaria, in grado di curare
malattie.
Lo stesso equivoco c'è sugli
Psicoterapeuti e gli Psicologi, intesi erroneamente come se fossero dei
Medici.
L'equivoco sulla Psicoterapia, si fonda su quanto segue:
-
si definiscono (TV, media,
giornali, libri, ecc) quali malattie la Depressione, l'Ansia, le
Fobie, il Panico, ecc.
-
si diffonde l'informazione che Psicologi e
Psicoterapeuti con laurea in Psicologia, possono assumere
"pazienti" ai quali fare "terapia" di tali
presunte
"malattie" e per questo essi si presentano quali
professionisti "sanitari" e si confondono
facilmente con i medici
-
la Legge però
proibisce a chiunque non sia medico di applicare terapie alle
malattie
-
questo evidente paradosso è
generato e alimentato da una sconcertante ambivalenza normativa e da una imbarazzante ambivalenza informativa.
Gli psicologi, dato che sono professionisti con formazione umanistica e non medica
e nemmeno biologica o
sanitaria, e dato che svolgono attività intellettuale e non medica,
devono sempre essere chiari nell'informare che possono
soltanto farsi carico del "prendersi cura della persona ammalata",
ma "non attuano nessuna terapia capace di guarire malattie", altrimenti
-per ovvia consecuzione logica- agirebbero un abuso di attività medica.
In sostanza
Psicologi e Psicoterapeuti con laurea in Psicologia possono soltanto
"prendere in cura le persone" e non applicare "terapia alle loro
malattie", alla pari degli altri professionisti non medici che
svolgono attività di "aiuto professionale alle Persone". Tutti questi professionisti
e non solo gli psicoterapeuti psicologi, si prendono cura della Persona, per quanto ognuno
lo fa con metodi e competenze diverse, a secondo il tipo di formazione e
specializzazione che possiede.
Se quindi commettiamo l'errore di partenza
di definire innanzi tutto uno stato di
sofferenza della persona tout court come
se sempre fosse
malattia
(depressione=malattia; stati di ansia=malattia; panico=malattia;
ossessioni e compulsioni=malattia; fobie=malattia; ecc.), allora effettivamente
laddove c'è malattia occorre
terapia medica e se così fosse, cioè se quegli stati di
sofferenza fossero sempre e senza distinzione delle malattie, Psicologi
e Psicoterapeuti non potrebbero più occuparsene.
Ma siccome invece gli Psicologi e gli
Psicoterapeuti possono farsene legalmente carico, che "malattia"
è quella della quale loro si occupano? E' quindi fuori luogo
chiamare "pazienti" le persone di cui si prende cura lo
psicoterapeuta con laurea in psicologia: essi possono essere solo suoi
"clienti" o "assistiti".
●
*Nota - vedi approfondimenti e
dettagli:
LA "NON MALATTIA" PSICOLOGICA
- (quando la sofferenza e i sintomi non sono derivanti da una
malattia)
PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA PSICOANALISTA PSICHIATRA
- (specificazioni differenziali fra queste professioni)
Il COUNSELOR
- (specificazioni e riferimenti legali e normativi sulla attività
del Counselor e del Counseling)
●
LA
PSICOTERAPIA
-definizione-
Nonostante quanto chiaramente su precisato, Psicoterapia, formalmente e per
definizione giuridica, è comunque considerata una "terapia"
e di conseguenza, formalmente e per decreto, si rivolge alla
"malattia" (?)
Psicoterapia si riferisce dunque,
per definizione formale, ad un
"procedimento sanitario", che in quanto tale sarebbe
presumibilmente
destinato a curare e guarire
malattie mentali e psicopatologie. Psicoterapia è considerata
"attività sanitaria", formalmente in virtù di decreti
(???)
Esistono, però, "attività sanitarie primarie"
e "attività sanitarie serventi".
L' attività e
professione sanitaria "primaria" vera e propria (l'attività sanitaria
primaria, cioè quella medica, si differenzia dalle altre attività
sanitarie serventi, cioè di supporto all'attività medica),
infatti, è definita primaria perchè non può prescindere dal
saper fare
diagnosi clinica, anamnesi,
semeiotica e prognosi e non può prescindere dal possedere competenza per decidere la terapia
delle malattie, e
questi sono esclusivamente atti medici.
Esistono, come già detto, "attività sanitarie cosiddette serventi", perchè sono di
supporto alla attività sanitaria primaria, la quale è soltanto quella
medica. Per la precisione, infatti, va chiarito che le competenze
diagnostiche dello Psicologo non sono cliniche, perchè lo psicologo non è
formato per fare
diagnosi
medico - clinica. La formazione e le qualificazioni
dello Psicologo sono attinenti alla psicodiagnosi, che si
espleta a mezzo della somministrazione di tests psicologici,
questionari, inventari, colloquio e osservazione. La psicodiagnosi è un parere
professionale e non è equivalente alla diagnosi clinica, la quale
compete esclusivamente al medico.
La diagnosi clinica infatti è la
procedura che fondandosi su semiologia, anamnesi, esame di dati
obiettivi e competenze mediche,
rende possibile giungere alla prognosi e poter stabilire e prescrivere la terapia: e ancora una volta
questo, è esclusivamente un atto medico.
-
vedi qui approfondimenti sulla diagnosi -
Lo Psicologo e lo Psicologo
Psicoterapeuta, a causa dei loro corsi universitari teorici e
nozionistici, non posseggono formazione e competenza per la
diagnosi
medico -
clinica e non possono stabilire o prescrivere la terapia di una malattia. In caso di
malattia mentale o psicopatologia, infatti, la psicoterapia è un
elemento complementare alla terapia medica, stabilita e prescritta dal medico
psichiatra o neurologo, il quale supervisiona lo
Psicoterapeuta-Psicologo - .
LA PSICOTERAPIA
-come funziona-
Vediamo adesso che cosa è e cosa fa la
Psicoterapia e sulla base di cosa può funzionare apportando un
qualche beneficio alle persone che la richiedono.
Psicoterapia
è un termine generico che si riferisce ad un processo relazionale,
all'interno di un rapporto professionale con uno specialista
psicoterapeuta, durante il quale si applicano alcune teorie, metodi e
tecniche di indagine, psicodiagnosi e cura alla persona,
complementari alla
terapia dei disturbi psicopatologici e/o
delle malattie mentali.
E' bene sapere che nel corso dello svolgimento della
psicoterapia, non sono le teorie, i metodi e le tecniche ad avere
efficacia. L'efficacia della psicoterapia è determinata principalmente dalla specifica
dinamica relazionale che si costituisce fra due persone che si
relazionano nel rapporto professionale: lo psicoterapeuta e il
cliente
(altrimenti chiamato "paziente", prendendo in prestito il linguaggio
medico). Ciò significa che identiche applicazioni teoriche, di
metodo e tecniche, applicate da psicoterapeuti diversi e in un contesto
diverso, possono risultare più o meno efficaci o del tutto inefficaci,
come dimostrato da numerose ricerche sul tema.
Ciò
contribuisce a dimostrare come ciò che chiamiamo "psicoterapia" è
evanescente in se stessa, non è dimostrabile scientificamente e non ha
nulla di oggettivo. Ciò che si fa e accade durante una seduta di
psicoterapia, è unico e irripetibile e non si può nè sostanziare, nè misurare. Niente di ciò che
accade in psicoterapia è oggettivabile o ripetibile, nè dallo stesso
terapeuta, nè da uno psicoterapeuta all'altro. La psicoterapia assume sostanza più nella persona che
esercita la psicoterapia (lo psicoterapeuta), piuttosto che nei metodi e
nelle tecniche. Dunque è la "persona psicoterapeuta" ad essere
"terapeutica", più che
la psicoterapia. E questa caratteristica "terapeutica" dello
psicoterapeuta, prima ancora che dagli studi che ha fatto, dipende dalla persona che egli/ella è, dalla sua
personalità, dalle sue caratteristiche caratteriali, dalla sua
intelligenza, esperienza, perizia empirica, intuizione, empatia,
sensibilità ed esperienza di vita, oltre che professionale.
Diverso è per la professione dello Psicologo, che è
professionista assolutamente diverso dallo Psicoterapeuta. Infatti
l'attività psicologica è, in parte, visibile e sostanziabile, in quanto spesso si
concretizza in tests psicologici, relazioni, certificazioni e perizie, che ovviamente,
essendo documenti sottoscritti dallo Psicologo,
non sono astrazioni come gli atti dello psicoterapeuta.
Nella vita di ogni giorno infatti accade spesso,
anche se casualmente, che una persona possa risultare molto
"terapeutica", anche se non possiede titoli da psicologo o psicoterapeuta
e non esercita quella professione (vedi casi di ottimi sacerdoti,
amici, parenti, consiglieri, ausiliari volontari, a volte infermieri,
gli stessi medici di famiglia o di base, maestri di scuola, ecc).
LA PSICOTERAPIA
-cosa la distingue dagli altri
interventi professionali di aiuto-
La
psicoterapia, allora, per potersi identificare e differenziare dalle altre
simili relazioni di aiuto
alla persona, è determinata non dalle tecniche che si applicano, ma:
-
dalle dinamiche del processo relazionale, spontanee ma anche
gestite dallo psicoterapeuta (transfert; controtransfert;
proiezioni; ecc)
-
dalla struttura (setting) dello specifico rapporto
professionale con uno specialista psicoterapeuta
-
dalle motivazioni e richieste della persona (cliente;
paziente)
-
dal contratto inequivocabile stabilito fra persona e
psicoterapeuta
-
dagli scopi, obiettivi e mète pattuite e da conseguire
-
dalle teorie, metodi e metodologie di riferimento, che
caratterizzano il rapporto di psicoterapia
Nelle
relazioni di salutogenesi e aiuto alla persona, diverse dalla psicoterapia,
praticate dai professionisti qualificati non psicoterapeuti, come già
detto più volte, si
possono applicare molte delle tecniche presenti anche in psicoterapia,
però con riferimento a teorie, metodi e metodologie diverse. Per cui,
nelle diverse ma simili professioni di aiuto alle persone, a parità
di tecniche applicate, si avrà una diversità di contratto fra il
professionista e la persona e una diversità di obiettivi da
conseguire. Le motivazioni e richieste della
persona, in tutti i
casi, saranno certamente di ottenere aiuto e risoluzione di disturbi, disagi e
sofferenze, ma non saranno di terapia e ristrutturazione psicologica, se
non nella psicoterapia.
L'intervento sulla struttura della mente, è di esclusiva
pertinenza della psicoterapia e l'unico professionista specializzato in
questo, è lo psicoterapeuta. Gli altri professionisti (psicologi e
counselors) che validamente
aiutano le persone a curarsi di sè e a risolvere le loro sofferenze e
disturbi, si occupano delle situazioni di vita e delle
funzioni mentali (e non della struttura) che le
persone adoperano in quelle situazioni.
TEORIE, METODI E
TECNICHE DELLA PSICOTERAPIA
Dire che vi sono alcune o
diverse teorie, metodi e tecniche, tuttavia, non corrisponde al dire che vi sono diverse
psicoterapie. Infatti l'assunto fondamentale e la mèta fondamentale
della psicoterapia, qualunque sia la teoria, il metodo o la tecnica adoperata per
eseguirla, non cambiano.
Dire che il disturbo psichico si
"cura" con la psicoterapia, è
come dire che la malattia infettiva batterica si cura con l'antibiotico, per il quale vi sono
diverse case farmaceutiche e dunque diversi marchi e diverse molecole di composizione.
Nonostante ciò la malattia infettiva deve curarsi con l'antibiotico e l'antibiotico, nei
suoi meccanismi di azione fondamentali,
è unico, a prescindere dal diverso marchio commerciale e dalla diversa molecola di cui è
composto: presumendo, cioè, che vi sia un agente infettivo, lo si vuole eliminare, per
curare. Questo processo e meccanismo di azione è comune in tutti gli antibiotici, per cui
si può dire che dal punto di vista del " per mezzo di quale processo e
meccanismo funziona l'antibiotico ", l'antibiotico è uno e le sfumature sono
tante. Nonostante questo fondamentale comune a tutti gli antibiotici, tuttavia, essi si
differenziano non solo per un diverso marchio, ma anche per diverse caratteristiche
intrinseche, per cui uno è migliore contro un certo tipo di agente batterico e l'altro è
migliore con un altro tipo di agente batterico. Sarà il medico
a decidere di volta in volta quale antibiotico prescrivere a secondo la tipologia
infettiva.
In campo psicologico-clinico, la psicoterapia ha, come nell'esempio
dell'antibiotico, un comune fondamentale processo e meccanismo di azione e
diversi particolari differenziali. E questo è vero a prescindere da quale "tipo
di psicoterapia" si stia parlando. Sarà lo psicoterapeuta -se
specialista con una formazione eclettica-
a decidere quale "tipo di psicoterapia" applicare, quale metodo e tecnica adoperare, a secondo la diagnosi e la valutazione che si
sarà fatta della condizione del paziente. Per questo è indispensabile che vi siano
diversi metodi e tecniche psicoterapeutiche ed è indispensabile che lo psicoterapeuta ne
sappia maneggiare più di una, così come il medico deve sapere destreggiarsi fra le
diverse specialità antibiotiche. Un medico sarà migliore anche a secondo di quanto sarà
versatile e duttile con i vari farmaci e così lo psicoterapeuta sarà migliore anche a
secondo di quanto sarà versatile e duttile con le varie teorie, metodi e tecniche
psicoterapeutiche.
Molti utenti e pazienti, informati (oppure
disinformati?) da tanto
"psicologismo di massa" oggi
così diffuso, nel momento in cui hanno necessità di ricorrere allo specialista
psicoterapeuta per curarsi, si pongono preventivamente addirittura la questione di quale
"scuola
psicoterapeutica" deve scegliere per la sua cura: quello è freudiano? jungiano? lacaniano? comportamentista? gruppoanalista? e così via, anzichè occuparsi, magari, di
scegliere "quello specifico" psicoterapeuta,
in quanto "quella" persona che esercita la psicoterapia. Ciò è paradossale
come lo sarebbe se un paziente con una malattia infettiva, anzichè occuparsi di scegliere
il medico che gli ispira maggiore fiducia, si occupasse di sapere quale marca di antibiotico prevalentemente prescrive
quel dato medico.
La psicoterapia è unica, perchè con qualunque teoria, metodo e
tecnica, assume comunque i seguenti fondamentali comuni a "qualsiasi
psicoterapia" e principalmente comuni ad ogni persona che può trarre
vantaggio dalla psicoterapia e comuni al funzionamento e
procedimento della psicoterapia:
-
-
la persona disturbata o in una condizione di disagio psicologico, lo è anche
a causa di
anomalie
formative evolutive
della propria organizzazione psicologica, per lo più verificatesi durante gli anni che vanno dalla nascita alla fine dell'adolescenza
-
- la persona non è consapevole e/o comunque
non è in grado,
autonomamente,
di intervenire su queste anomalie
-
- le anomalie
sono potenzialmente rimediabili o guaribili, ( quindi non nel
significato semplicemente sintomatico ), per mezzo di
cambiamenti
che
devono avvenire nella mente della persona, specificatamente nell'area della
mente preposta alla organizzazione del pensiero, per mezzo del quale ogni
persona rappresenta in sè, soggettivamente e in modo unico per ciascuno, la
percezione degli stimoli provenienti da ciò che si usa chiamare "realtà
oggettiva"
-
- la guarigione coincide con questi
cambiamenti
-
- questi cambiamenti possono avvenire con la
partecipazione
della persona stessa e non passivamente
-
- questi
cambiamenti possono avvenire se c'è un altro,
esperto,
che interagisce con la persona per favorire che i cambiamenti avvengano
Dato il comune
assunto
fondamentale della psicoterapia in generale, appena descritto nei sei punti precedenti,
ne consegue che la mèta, in generale, consiste, in psicoterapia, nell'ottenere
nella mente della persona i cambiamenti necessari per il suo bene. Quindi
possono cambiare le teorie di riferimento, i metodi e le tecniche, così
come anche le "scuole di psicoterapia", ma con qualunque teoria, metodo
e tecnica, se infine la persona in psicoterapia non riuscirà ad ottenere
nella propria mente una modificazione adeguata per reinterpretare il
"mondo" con un assetto cognitivo più emancipato sul piano della
"realtà", quella persona anche dopo anni di psicoterapia, essendo
rimasta immodificata nel proprio modo di rappresentarsi la "realtà",
sarà così rimasta anche immodificata nel proprio modo di sentirsi nei
confronti della realtà stessa. Quindi non avrà risolto i propri
disturbi, i quali discendono proprio dal soggettivo modo di
rappresentarsi la realtà.
Vediamo allora
qualcosa di più specifico circa le teorie, i metodi e le tecniche, in psicoterapia.
●
TEORIE
Le teorie di
riferimento in psicoterapia, sono raggruppabili in tre categorie, brevemente
descritte qui di seguito:
1-
psicoanalitica/psicodinamica, è la
categoria delle teorie che presuppongono che le anomalie si formano negli anni evolutivi,
come esito dell'interazione fra ambiente e temperamento della persona e che le stesse
anomalie hanno una rilevante quota di inconscio, che se non
viene profondamente trattato, continuerebbe a provocare l'anomalia e quindi impedirebbe il
cambiamento, detto anche guarigione.
2-
cognitiva, è la categoria delle
teorie che presuppongono che le anomalie si formano negli anni evolutivi, come esito
dell'interazione fra ambiente e temperamento della persona e che le stesse anomalie hanno
una indeterminata quota di automatismo, anche inconscio, che non
sempre è indispensabile dover trattare. Infatti per lo più, dicono queste teorie, è più
che sufficiente trattare direttamente (senza "passare" necessariamente
dall'inconscio) e modificare l'organizzazione del pensiero
della persona, l'assetto cognitivo appunto, per ottenere ottimi e stabili risultati.
3-
comportamentale/esperenziale, è la categoria delle teorie che
presuppongono che in qualunque modo si siano formate le anomalie,
incluse le esperienze degli anni evolutivi, esse devono essere trattate sul piano attuale, qui-e-ora, in termini di cambiamenti comportamentali
e di abitudini, o in termini di cambiamenti somatici,
di atteggiamenti e posture, o in
termini di cambiamenti relazionali, sistemici
e situazionali. Queste teorie ammettono che si possa giungere al cambiamento
cognitivo senza interessarsi direttamente del pensiero della persona, o
tanto meno del suo inconscio, considerando che questo cambiamento
cognitivo avverrà spontaneamente nella persona, se si tratteranno
principalmente le sue emozioni, il suo soma, le sue abitudini e modalità
relazionali e la sua "anima".
Comparazione
fra le tre teorie
Le
teorie psicoanalitiche e psicodinamiche producono metodi e tecniche di intervento dirette
all'intrapsichico profondo e inconscio della persona.
Le teorie cognitive producono metodi
e tecniche dirette all'intramentale automatico cognitivo, emotivo, somatico e
comportamentale, dove emozione, soma e comportamento vengono trattati come conseguenze ed
effetti del pensiero.
Le teorie
comportamentali ed esperenziali producono metodi e tecniche
dirette all'extra-psichico-mentale, cioè a ciò che è "fuori" della
persona, come i comportamenti ed atteggiamenti, le relazioni, la famiglia, l'ambiente e le
situazioni generali, per giungere comunque ad occuparsi della psiche della persona in modo
strettamente correlato alle situazioni stesse. Alcune teorie considerano
anche l'extra-psichico-mentale, con un approccio molto speciale,
chiamato "transpersonale".
Un'altra differenza fra i tre gruppi di
teorie è che le prime due intervenendo nell'intrasoggettivo, tendono a trattare
significativamente la funzione mnestica (la memoria) e dunque il passato dell'individuo,
mentre la terza elude sostanzialmente il trattamento diretto delle variabili del passato e tratta prevalentemente
l'attuale e il qui-e-ora, sia come situazioni presenti di vita, che come
emozione ed esperienza vissuta nell'immediato.
Nessuna di queste
teorie è migliore o peggiore delle altre. Ciascuna di esse è valida ed utile, a secondo
la persona e il caso a cui si applica. E' compito dello psicoterapeuta sapere
capire, decidere e scegliere l'approccio migliore per la singola
persona.
Il problema si forma quando si pretende di
sostenere che una teoria, metodo e tecnica, sia esaustiva e valida per tutte le persone, in tutti i casi e per
tutti i disturbi. Il problema sopravviene anche quando uno psicoterapeuta si cristallizza
in una sola cosidetta "scuola", con una sorta di ideale di appartenenza scolastica corporativa,
anchilosando così l'elasticità che deve invece possedere, se vuole essere un bravo
clinico operativo e concreto, prima ancora che teorico.
●
METODI
I metodi
discendono dalle teorie, per cui in psicoterapia vi sono metodi diversi per teorie
diverse:
1-
psicoanalitici/psicodinamici, sono i
metodi che, coerentemente con la teoria di riferimento, tendono a trattare fondamentalmente
l'inconscio della persona e i suoi meccanismi intrapsichici più profondi. Sono quindi i
metodi che discendono dalla
psicoanalisi
ortodossa
freudiana, poi storicamente diramatosi nelle varie forme psicoanalitiche, dove si
distinguono svariate varianti di metodo, fino ai più recenti metodi della psicoterapia
analitica.
2-
cognitivi, sono i metodi che, data la
teoria di riferimento, tendono a trattare l'anomalia innanzi tutto al livello conscio,
aiutando la persona a divenire sempre più edotta su se stessa circa gli automatismi dei
suoi pensieri e circa le conseguenze spiacevoli e disturbanti, che da quel tipo di
organizzazione cognitiva, ne conseguono. Questi sono metodi più recenti rispetto a quelli
psicoanalitici/psicodinamici e discendono più direttamente dalla psicologia sperimentale,
dalla neurobiologia e dalla psicofisiologia.
3-
comportamentali/esperenziali, sono i
metodi che tendono a trattare l'anomalia al livello situazionale, anzichè inconscio o
cognitivo. Quindi sono metodi che servono ad analizzare il comportamento, le abitudini
somatiche, le relazioni, i sistemi familiari, lavorativi o sociali, di appartenenza, per
cercare di aiutare la persona a cambiare rispetto, appunto, ai suoi comportamenti,
abitudini, relazioni e stili sociali. Altri metodi (ad esempio transpersonali),
tendono a trattare le profondità non mentali della persona e la
"Coscienza" che osserva la mente stessa.
●
TECNICHE
Per quanto riguarda alcune tecniche che si
applicano nel setting psicoterapeutico, queste tuttavia non sono dominio esclusivo della
psicoterapia. Alcune di esse, infatti,
possono essere applicate anche in contesti diversi dalla psicoterapia,
ma quando non sono applicate all'interno di un processo e rapporto
psicoterapeutico, assumono valenza completamente differente. Le tecniche
in se stesse, infatti, non sono psicoterapia e non sono
psicoterapeutiche. Esse possono apportare vantaggi e risoluzioni
circoscritte, anche quando applicate in un contesto diverso dalla
psicoterapia. Queste tecniche vengono chiamate "psicoterapeutiche"
quando vengono applicate all'interno di un percorso e processo
relazionale chiamato "psicoterapia". Ma possono essere applicate anche
al di fuori del processo e del percorso psicoterapeutico e da operatori
che non sono psicoterapeuti, con scopi diversi dagli scopi della
psicoterapia.
Alcuni esempi sono:
-
tecniche ipnotiche applicate al di fuori del contesto
psicoterapeutico (relazioni professionali di aiuto non
finalizzate alla terapia), comunque rigorosamente applicate da
professionisti qualificati e formati, anche se non psicoterapeuti,
producono diversi benefici, per esempio nei percorsi finalizzati
alla cessazione di comportamenti indesiderati (per esempio il
training di disassuefazione dal fumo non è un intervento psicologico
o psicoterapeutico e un operatore che sia esperto in ipnosi e abbia
una qualificazione in ipnosi, può applicare quelle tecniche;
oppure nei training di preparazione a competizioni sportive o altre
competizioni; ecc). E così pure nella conquista di
sblocco di inibizioni di vario genere, nel recupero di elementi
mentali in amnesia e altro ancora.
-
tecniche di rilassamento di vario genere applicate al di
fuori del contesto psicoterapeutico (relazioni di aiuto non
finalizzate alla terapia), sempre rigorosamente applicate da
professionisti qualificati e formati anche se non psicoterapeuti,
producono diversi benefici nelle situazioni di stress, tensione, ansia
anticipatoria situazionale, non patologica, ad esempio in vista di
un impegno, esami, competizioni e prove, tests, stress,
necessità di conquista della capacità di controllo e molto altro.
Queste tecniche, con questi scopi e al di fuori del setting di
psicoterapia, nulla hanno a che vedere con la
psicologia o la psicoterapia e possono essere applicate da
professionisti formati, esperti e qualificati.
-
tecniche mindfulness e meditative applicate al di fuori del
contesto psicoterapeutico (come nelle relazioni professionali di aiuto non
finalizzate alla terapia), comunque rigorosamente applicate da
professionisti qualificati e formati anche se non psicoterapeuti,
producono diversi benefici in diverse situazioni dove, come per le
tecniche di rilassamento, la persona necessita di acquisire calma
mentale, rilassamento muscolare, maggiore capacità di consapevolezza
e concentrazione, sblocco delle tensioni e dello stress e molto
altro. I protocolli Mindfulness sono un esempio formidabile di
trattamenti di aiuto non psicologici e tanto meno psicoterapeutici e
possono essere applicati da operatori e professionisti, formati e
qualificati.
-
tecniche EMDR applicate al di fuori del contesto
psicoterapeutico (relazioni professionali di aiuto non
finalizzate alla terapia), comunque rigorosamente applicate da
professionisti qualificati e formati,
producono diversi benefici simili a quelli che si ottengono con le
tecniche ipnotiche. Le tecniche EMDR in particolare trovano
applicazioni cliniche specifiche nei disturbi postumi da traumi, stress e
shock, ma dato che implicano il recupero di ricordi e memoria,
possono essere impiegate in situazioni non cliniche diverse dalla
terapia, laddove la persona può giovarsi appunto del recupero di
ricordi e per aumentare i livelli di consapevolezza, con lo scopo di
ottenere maggiore performance decisionale nelle varie situazioni di
vita.
-
tecniche bioenergetiche, psicodrammatiche ed espressive corporee,
tecniche specifiche delle costellazioni familiari, sono altri
esempi, fra altri ancora, di tecniche che possono essere usate in
psicoterapia, ma anche in contesti non clinici e diversi dalla
psicoterapia.
-
tecniche
PNL (Programmazione Neurolinguistica) non sono esclusiva della
psicologia o psicoterapia e apportano un grande aiuto ai disagi
generati da pensieri disfunzionali. Apportano, inoltre, notevoli
benefici e contributi nei percorsi di perfezionamento nella gestione
del personale o nell'efficacia alle vendite, entro aziende ed enti
diversi. Utilissime anche nei training di acquisizione di
assertività.
Quelli
di cui sopra, sono soltanto alcuni esempi di tecniche. Ma si potrebbe
continuare, per comprendere come nell'universo delle "Professioni di
Aiuto alle Persone" (psicologia; counseling; psicoterapia;
psicoanalisi; coaching; relazioni sociologiche e/o psicopedagogiche,
ecc), il fulcro dell'aiuto da parte di un professionista
qualificato ed esperto, ad una persona che ne abbia bisogno - a
condizione che non sia un malato mentale, perchè in questo caso ha
bisogno dello psichiatra - coincida con la persona/professionista,
con la sua formazione e con la sua esperienza e non con le etichette e
le definizioni formali e teoriche.
Tutta l'altra enorme quantità di
disagio, sintomatologia e sofferenza umana, che esiste purtroppo diffusa
nella popolazione e che non è malattia mentale o psicopatologia,
non è di competenza esclusiva della psicologia, della psicoanalisi o della psicoterapia e può efficacemente essere
trattata da qualificati altri operatori della salutogenesi, diversi dagli psicologi e dagli
psicoterapeuti, quali ad esempio i
Counselors ed altri operatori
professionisti adeguatamente formati e qualificati.
Quello che è
importante capire, dunque, è che la psicoterapia non è determinata
dalle tecniche applicate, perchè esse possono essere applicate
sia in psicoterapia che in contesti di relazione di aiuto diversi dalla
psicoterapia, da psicoterapeuti e da professionisti non
psicoterapeuti, ma a condizione che il professionista che le applica sia
indubbiamente in possesso di titoli e diplomi di specializzazione e
qualificazione in esse, a prescindere dal fatto che sia o non sia uno
specialista psicoterapeuta.
§
Le tecniche, quando applicate nel
setting psicoterapeutico, sono
le modalità e le procedure per mezzo delle quali si applica la psicoterapia. Le tecniche
psicoterapeutiche sono conseguenti la teoria e il metodo di riferimento.
Ecco alcuni
esempi di tecniche di categoria:
1-
psicoanalitiche/psicodinamiche, sono le tecniche che l'analista
adopera, coerentemente con la teoria e il metodo di riferimento, per
tentare di giungere all'inconscio della persona. Una di queste tecniche
è quella di stare con il paziente in modo poco o nulla direttivo, in
modo da costituire nell'assetto delle sedute una situazione il più
possibile stimolante verso l'emersione dei contenuti casuali e spontanei
e presumibilmente inconsci. Un' altra tecnica è l'interpretazione che
l'analista fornisce alla consapevolezza e alla Coscienza della persona, in modo che la
persona possa assumere in essa, rivelazioni sul suo inconscio. L'interpretazione può
riguardare i sogni, i fatti della vita reale, le fantasie, i modi espressivi della persona
ecc. Un tipo di interpretazione molto particolare, in questo ambito, è quella diretta
alla relazione paziente-analista. Altre tecniche riguardano l'associare, nel decorso
dell'analisi, elementi emersi qui e là, in modo da cercare di dar loro un significato
utile per la persona (esempi: tecniche psicoanalitiche freudiane, jungiane,
lacaniane, gruppoanalitiche, analitiche transazionali, ecc).
2-
cognitive, sono le tecniche adoperate,
coerentemente con la teoria e il metodo di riferimento, per fornire alla persona occasioni
coscienti di consapevolezza sui propri assetti di pensiero, i quali funzionano
automaticamente, spesso al di fuori della scelta volontaria e come tali producono effetti
emotivi, somatici e comportamentali. Queste tecniche sono usualmente fornite secondo una
metodologia che si svolge gradualmente durante il trattamento psicoterapeutico. Infatti si
tende a condurre il paziente verso consapevolezze progressive circa il proprio sistema di
convinzioni e di interpretazioni della realtà. L'assunto di base che si segue è che la
persona deve divenire consapevole del fatto, che dipende da come "vede"
il mondo, che poi "sente le emozioni coerentemente con come vede", ma
che, dall'altro lato, questa consapevolezza, da sola, non può determinare il cambiamento
del sistema di convinzioni. Di conseguenza lo psicoterapeuta vigila e accompagna la
persona, durante lo svolgersi del trattamento, attento a come, soggettivamente, riesce a
gestire la progressiva presa di coscienza della propria responsabilità nella propria
patologia. La differenza fondamentale fra le tecniche cognitive e quelle più propriamente
psicoanalitiche/psicodinamiche, sta in due punti fondamentali: 1) lo psicoterapeuta si
comporta in modo più direttivo, reale e partecipe, con il paziente, trattando di cose
concrete constatabili nella presa d'atto immediata dello stile di pensiero del paziente.
2) l'oggetto di analisi è appunto l'organizzazione del pensiero del paziente constatabile
spesso all'istante nella seduta e invece gli elementi inconsci vengono trattati in via
subordinata al fatto che comunque la mèta da raggiungere è al livello
dell'organizzazione cosciente del pensiero. (esempi: cognitivismo
strutturalista, costruttivismo, gestalt, RET, terapia transazionale,
ecc).
3-
comportamentali/esperenziali, sono le
tecniche adoperate per tentare di intervenire al livello della situazione, privilegiando
ciò rispetto all'analisi dell'inconscio o all'analisi dell'assetto cognitivo.
Praticamente si tratta di tecniche che tendono ad aiutare il paziente a modificare quei
suoi comportamenti ritenuti patologici, nel senso di cessare o diminuirne alcuni, oppure
acquisirne altri. Alcune di queste tecniche riguardano l'addestramento al
decondizionamento, oppure l'addestramento al rilassamento, oppure l'addestramento
all'acquisizione progressiva di nuove abitudini e/o atteggiamenti. Alcune di queste
tecniche sono mirate principalmente ai comportamenti veri e propri, mentre altre sono
mirate al soma, come il training autogeno, le tecniche di rilassamento, le tecniche
bioenergetiche, il biofeedback e così via. Altre tecniche mirano invece all'analisi
sistemica, cioè all'analisi dei comportamenti individuali nei gruppi sociali, come la
famiglia, il lavoro ecc. Anche queste tecniche mirano ad ottenere il cambiamento
comportamentale individuale, però analizzandolo in rapporto all'andamento del gruppo di
riferimento, dove il comportamento individuale si svolge. In questo ambito si svolge la
psicoterapia con le tecniche che si applicano alla coppia, o all'intera famiglia, che
viene in seduta. Tecniche più recenti, che tengono in conto studi e ricerche
scientifiche e neuroscientifiche multidisciplinari, riguardano
nell'ambito della psicoterapia transpersonale, la meditazione applicata
in psicoterapia, tecniche di aggancio ed espressione di risvolti celati
della profondità della memoria, tecniche espressive catartiche, ecc.
4- ipnosi: una considerazione a
parte merita
l'ipnosi, la
quale va considerata una tecnica applicabile in ciascuna delle tre categorie
suddescritte,
ma particolarmente nelle prime due, in quanto la tecnica ipnotica va considerata valida
sia come tecnica diagnostica, che come tecnica mutativa, cioè provocativa il cambiamento.
Così come per tutte le altre tecniche, comunque, dovrà essere lo psicoterapeuta a
valutare, caso per caso, l'opportunità dell'applicazione dell'una o dell'altra, pur
essendo ovviamente reale che ciascun psicoterapeuta, sia per formazione professionale, che
per scelta e attitudine personale, finisce per praticare abitualmente un determinato e
privilegiato repertorio di metodi e tecniche, rispetto alle quali finisce per essere più
specializzato.
La psicoterapia è
un'unica cosa nel suo fondamentale, inteso come meccanismo di azione e mèta da
conseguire, anche se si diversifica in una moltitudine di metodi e tecniche, che è
possibile applicare, con il medesimo intento.
Il meccanismo di azione unico e comune a tutte le
teorie e modelli psicoterapeutici, è quello di facilitare una
modificazione nella mente della persona. La mèta è quella
di stabilizzare il cambiamento ottenuto e tutto ciò, ripeto, a prescindere dalla teoria,
dal metodo e dalla tecnica usata. In tutta la psicoterapia si vuole modificare ciò che si
ritiene, persona e psicoterapeuta insieme, non buono, e si vuole stabilizzare il
cambiamento che si ritiene consensualmente buono. In pratica ci si rende conto che la
persona così come è strutturata nella mente, deve purtroppo stare e sentirsi male e per rimediare a questo male
non può continuare a rimanere esattamente così come è, nel funzionamento e
nel'organizzazione della propria mente. Per questo assunto, guarire
psichico corrisponde a cambiamento, che deve avvenire nella mente della persona.
In sostanza il disagio, disturbo, malessere, della persona, è sempre
coerente con la propria struttura e funzionamento mentale e non può
guarire o "scomparire", a prescindere da cambiamenti che devono avvenire
nell'organizzazione della mente della data persona.
●
La
psicoterapia
analitica transazionale e cognitiva
Fornisco adesso
alcune sintetiche informazioni preliminari più specificatamente transazionali e
cognitive, le quali saranno trattate più dettagliatamente in altri documenti, in questo
sito.
La psicologia
analitica transazionale nella sua teoria si riferisce al concetto che durante gli anni
evolutivi la mente si forma, in seguito alle esperienze ambientali, in modo tale da
immagazzinare in sè strati di memoria, i quali in gran parte rimangono attivi per tutta
la vita, al di fuori della portata della consapevolezza dell'individuo e in gran parte con
una dinamica automatica.
Questa memoria inconscia ed automatica, viene a costituire una
sequela di atteggiamenti ed abitudini condizionanti reiteranti e ripetitivi. Il soggetto,
in pratica, una volta adulto, risulta essere prigioniero della propria memoria inconscia
ed automatica, la quale obbliga il soggetto stesso ad un involontario copione di vita,
entro il quale egli è un personaggio, in gran parte involontariamente. Entro questo
copione, automaticamente, egli finisce per reiterare abituali sequenze comportamentali,
che vengono chiamate giochi, le quali hanno di solito esiti spiacevoli per sè e
per gli altri e tali da riconfermare ripetutamente il proprio copione di vita, cioè il
proprio stile patologico.
In questo ambito la psicoterapia , come in tutti casi, deve
operare per far sì che il paziente possa divenire innanzi tutto consapevole dei propri
meccanismi inconsci ed automatici, chiamati copione e giochi nel linguaggio
transazionale,
per potersene, con gli opportuni metodi e tecniche, liberarsene. La necessità dell'
intervento psicoterapeutico, è data dal fatto clinico, che fino a quando una persona è
significativamente schiava dei propri automatismi, specialmente se inconsciamente, sarà
povera di potere di autodeterminazione e, principalmente, sarà nelle condizioni di non
potere organizzare la propria vita coerentemente con i propri bisogni essenziali e
naturali.
Questa condizione di povertà di autonomia ed autodeterminazione, si fonda, tra
l'altro, sul fatto che la persona è, in questi casi, povera di autoconoscenza e
autoaccettazione.
L'insieme di questo stato esita invariabilmente in disturbi psichici e
sintomi psicopatologici, in quanto i disturbi e i sintomi hanno esattamente il significato
e lo scopo di segnalare la sofferenza e l'emergenza individuale, così come il dolore
fisico e la febbre emergono da un'anomalia dell'organo e servono a segnalare, nel
contempo, quella anomalia.
Per rimediare e guarire dai disturbi in modo valido e
definitivo senza limitarsi soltanto a controllare i sintomi con i farmaci, non c'è, in
ambito psichico, altro mezzo che intervenire sulla sorgente del disturbo, che coincide con
l'organizzazione disturbata della psicologia del soggetto, che risiede, dunque,
nella mente dell'individuo. Ciò che ha causato la presenza della sorgente
disturbante, nella mente dell'individuo, è ciò che l'individuo stesso ha
esperimentato dalla nascita ai 18 anni circa, in interazione con la propria
sensibilità costituzionale, geneticamente predeterminata.
In pratica bisogna poter
rendere all'individuo, consapevolezza, autoconoscenza, autoaccettazione,
autodeterminazione e capacità decisionale di scelta, in modo che possa liberarsi il più
possibile dagli automatismi e possa appunto scegliere i propri comportamenti in base alla
propria autenticità. Conseguendo questa mèta, la persona guarisce perchè in queste
nuove condizioni la mente non ha più necessità di segnalare un'anomalia che non c'è
più. L'anomalia, infatti, consisteva con il non essere armonizzato con se stesso,
conducendo automaticamente una vita non coerente con la propria autenticità, e il guarire
consiste, avendo eliminato l'anomalia, nell'avere consapevolezza e determinazione a
condurre la vita secondo scelte autonome, consapevoli e sopratutto autentiche rispetto ai
propri bisogni. Ripeto, infatti, che i sintomi esistono per segnalare l'anomalia
(debolezza nell'identità e nell'individualità) e la
necessità di intervenire su di essa e scompaiono solo quando l'anomalia non c'è più.
Per questa ragione gli psicofarmaci, che possono intervenire solo a livello dei sintomi,
non risolvono mai del tutto la situazione patologica: perchè non possono andare oltre i
sintomi e non possono eliminare l'anomalia organizzativa della psicologia dell'individuo,
specialmente al livello dello stile di pensiero dell'individuo. E' infatti inconcepibile
che una compressa possa fare cambiare modo di pensare ad una persona e finchè
la persona non modifica il proprio stile di pensiero, non può guarire, perchè
continuando a vedere il mondo secondo i suoi occhi, deve pagarne le logiche
conseguenze, coerenti con gli occhi che vedono in quel modo.
Questo risultato
può essere ottenuto soltanto con la psicoterapia, che ha quindi una funzione praticamente
rieducativa e riformativa, rispetto alla mente individuale ed essa, però, funziona solo
con il consenso e la partecipazione attiva del paziente al training terapeutico fornito
dallo psicoterapeuta. In ambito transazionale e cognitivo questo risultato si ottiene per
mezzo di tecniche confrontative logiche che rendono il soggetto gradualmente decontaminato
dagli automatismi. Vengono anche usate tecniche esperenziali-emotive, tese ad elicitare
l'emersione di emozioni soppresse, le quali vengono poi trattate cognitivamente. Vengono
anche usate tecniche somatiche-bioenergetiche, per sganciare dal soma le emozioni
'psicosomatizzate' e poterle, poi, armonizzare cognitivamente nella coscienza.
Vedi anche:
Analisi Transazionale | Protocollo MBTA
Vedremo in altri
documenti, in questo sito, argomenti più dettagliati su quanto detto qui e sulle tecniche
specifiche di tipo analitico transazionale e cognitivo.
A cura di:
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